Attualmente, insomma, sembra proprio che il confronto elettorale futuro vedrà contrapposti due ex presidenti, Trump e Biden. Il primo, riesca o meno a vincere, fa già parte di un club ristretto di ex presidenti che hanno inseguito un secondo mandato non consecutivo dopo aver già essere stato già sconfitti nella rielezione. L’ultimo che ci è riuscito è Groover Cleveland nel 1892.
Il fischio d’inizio
L’inizio ufficiale della campagna presidenziale è fissato per il 15 gennaio, con il celebre caucus (riunione dei sostenitori politici) dell’Iowa. Nonostante l’aggregatore di dati di sondaggi Real Clear Politics mostri attualmente una prevalenza di indicazioni favorevoli a Trump in numerose simulazioni, è fondamentale notare che questi sondaggi preliminari richiedono cautela. In un clima di evidente polarizzazione politica, dove ogni fronte elettorale si rifugia nei suoi pregiudizi, un dato significativo è il crescente numero di Stati in cui uno dei due partiti principali si è ormai radicato da tempo. Dal 2008 al 2020 ben 40 dei 50 Stati, ovvero l’80%, ha votato nello stesso modo in quattro elezioni presidenziali consecutive, secondo l’emittente Abc. E se è abbastanza sorprendente che solo 10 Stati abbiano cambiato partito dal 2008, molti di questi non sono più considerati decisivi: Indiana, Iowa, Ohio e la Florida, un tempo roccaforti democratiche, sono ormai saldamente in mano a Trump.
I temi
La guerra tra Israele e Hamas avrà con tutta probabilità un impatto sul voto: Biden ha fatto capire più volte che non è il momento per una tregua a Gaza, suscitando rabbia tra i dem liberali al Congresso, così come tra i giovani elettori, specialmente musulmani e arabo-americani. Secondo alcuni strateghi questo potrebbe giocare un brutto scherzo per la rielezione di Biden, che dovrà contendere a Trump stati ad alta densità di musulmani come il Michigan.
E infine si dovrà tenere conto dell’impatto della tecnologia. Rispetto a quattro anni fa, Facebook e Instagram hanno perso centralità a favore di TikTok. Mentre Twitter, comprato da Elon Musk e trasformato in X, resta un’arena privilegiata per la disinformazione, con il proprietario schierato esplicitamente per i repubblicani (prima con Trump, poi con De Santis, ma pure con grandi simpatie per Kennedy).
Non mancherà di fare la sua parte l’intelligenza artificiale: all’inizio dell’anno, su Twitter è circolato un video falso che sembrava mostrare il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, mentre annunciava di aver reintrodotto la leva obbligatoria e di voler mandare gli americani a combattere in Ucraina. Nella campagna da governatore di De Santis, invece, si è visto un video dove il suo principale rivale a destra, Trump, abbracciava il virologo Anthony Fauci, odiatissimo dalla destra liberista. In ogni caso sarà meglio non trovare nelle colpe della tecnologia, o nella cosiddetta disinformazione, una scusa pronta per quella che sarà una competizione anche e soprattutto ideologica.