MILANO – I medici annunciano uno sciopero e il ministro della Salute prova a tranquillizzarli sui capitoli più caldi sul tavolo, in particolare quello del taglio alle pensioni, annunciando la disponibilità a incontrare i sindacati per evitare la rottura totale. E qusti a loro volta rispondono dicendo di esser “soddisfatti” per l’apertura, ma lo sciopero resta sul tavolo “senza segnali concreti e se non si passa dalle parole ai fatti. Potremmo revocarlo solo a fronte di una risposta concreta alle nostre richieste e le richieste sono, innanzitutto, la detassazione e l’aumento degli stipendi dei medici ed una azione concreta su assunzioni e tetti di spesa”.
La rabbia dei camici bianchi: sciopero il 5 dicembre
Martedì la rabbia dei medici per le iniziative del governo – ovvero i fondi limitati per il comparto e soprattutto l’articolo 33 della Manovra che si abbatte sugli importi dei futuri trattamenti previdenziali di alcune categorie di lavoratori pubblici – si è coagulata in una data di sciopero: il 5 dicembre.
La data è stata fissata dai sindacati Anaao e Cimo, che hanno indicato la durata dell’agitazione in 24 ore. Un giorno di astensione del lavoro a cui si è aggregata l’Intersindacale dei dirigenti medici, veterinari e sanitari del Ssn, che annuncia “forme di mobilitazione per modificare la legge di bilancio”, con una protesta alternativa allo sciopero indetto da Anaao e Cimo. I medici iscritti a Cgil e Uil, intanto, parteciperanno alle proteste contro la manovra proclamate dalle due confederazioni dal 17 novembre.
Il taglio delle pensioni
Il problema della Manovra, evidenziato nei giorni scorsi da Repubblica, è che va a rivedere le tabelle con le aliquote di rivalutazione delle pensioni: si interviene sulle anzianità fino a 15 anni, per quel che riguarda la componente retributiva (ante 1996) dell’assegno. Dall’anno prossimo, il taglio inizierà a calare su 31.500 dipendenti pubblici: 27.100 lavoratori degli enti locali, camere di commercio, infermieri, poi 3.800 medici, 400 insegnanti delle scuole primarie e dell’infanzia, 200 ufficiali giudiziari. Perderanno quasi 18 milioni lordi, 562 euro in media a testa. In totale, nel 2043, saranno in 732.300 a rinunciare a 3,5 miliardi lordi della loro pensione (2,3 miliardi al netto dell’effetto sull’Irpef). Nell’ottica del governo, significa rivedere vecchi meccanismi per armonizzarli con le altre categorie di lavoratori.

Ma Anaao e Cimo sottolineano il peso della misura di taglio dell’assegno previdenziale compreso tra il 5% e il 25% all’anno, “una stangata che colpisce circa 50.000 dipendenti. E non ci tranquillizzano – hanno detto – le dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni da esponenti del Governo in merito a possibili modifiche parziali del provvedimento”. Inoltre, i sindacati spiegano di non avere più notizie dei lavori della Commissione del Ministro Nordio sulla depenalizzazione dell’atto medico. “Le misure contenute nella legge di bilancio in discussione al Senato – hanno messo nero su bianco Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed, e Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed – non sono in grado né di risollevare il Servizio sanitario nazionale dalla grave crisi in cui si trova. Dalla manovra ci saremmo aspettati un intervento sull’indennità di specificità medica e sanitaria, uno sblocco anche parziale del tetto alla spesa per il personale sanitario e un piano straordinario di assunzioni, risorse adeguate per il rinnovo dei contratti. E invece scopriamo che i 2,3 miliardi previsti sono messi a disposizione per l’intero comparto sanità, quindi briciole per tutti”.
l’Intersindacale dei dirigenti medici, veterinari e sanitari del Ssn che rappresenta 135mila camici bianchi e veterinari punta il dito contro le risorse: la Manovra, dice in linea con quanto rilevato anche dalla Cgil in audizione, “riduce il valore del Fondo sanitario nazionale rispetto alle previsioni di andamento del Pil. Infatti, i 3 miliardi di finanziamento aggiuntivo sono completamente assorbiti sia dalle risorse necessarie per il rinnovo dei contratti per il triennio 2022/2024, che pure sono sottofinanziati rispetto all’inflazione registrata nel triennio”.
La replica di Schillaci
Sulla questione delle pensioni dei medici “mi sono sentito quasi quotidianamente con il ministro Calderone e quindi c’è tutta l’intenzione e l’interesse a cercare di rivedere la norma, che non riguarda solo i medici ma anche altri dipendenti del settore pubblico e quindi il governo sta lavorando per trovare una soluzione”, ha detto questa mattina il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenuto a Sky.
Quanto allo sciopero, Schillaci ha risposto così a una domanda sulla disponibilità a incontrare i sindacati: “Sì certo, abbiamo sempre dialogato con sindacati dei medici e continueremo a farlo”. Ancora il ministro: “Stiamo cercando di intervenire sui problemi della sanità pubblica italiana e nella legge di bilancio – ha detto – ci sono segnali importanti, sia per i medici sia per i cittadini”.