Marco Liorni verso la conduzione dell’Eredità. Chi è la scelta dalla Rai 

Così la Rai ha trovato in casa il salvatore della patria televisiva, Marco Liorni. La persona più schiva del mondo, che macina ore di diretta, non fa proclami, non dà lezioni, non rivendica: fa il lavoro che gli piace, felice di farlo. Da Reazione a catena approderà a L’eredità, strategico per Rai1: quiz amatissimo dal pubblico e traino del Tg1. In queste settimane di passione per trovare il sostituto di Pino Insegno a L’eredità, bocciato dalla società che produce il programma, il suo nome è circolato subito.

Affidabile come le bustine orosolubili per il mal di testa, l’uomo che ogni nonna vede come il marito ideale per la nipote, amato da un pubblico trasversale, un solido 26% da consegnare al telegiornale, Liorni è il protagonista della stagione. Il volto rassicurante della tv generalista: discreto, nemico degli eccessi, 58 anni, tre figli, ha esordito nel 1996 a Verissimo, ha fatto l’inviato del Grande fratello. Dal 2009 è in Rai. Ha condotto seciali di ogni tipo, poi L’estate in diretta, con Italia Sì! intratteneva il pubblico del pomeriggio (al programma è legatissimo e, salvo, sorprese, dovrebbe mantenerlo anche con l’impegno quotidiano dell’Eredità).

L’aria da bravo ragazzo è il suo marchio di fabbrica, come i completi che tendono al bluette (o blu Cina, blu Estoril?, forse nessuno dei due) con cui conduce Reazione a catena. “In tv è fondamentale come si fanno le cose” spiegava “Con Italia Sì il sabato pomeriggio entri nelle case in punta di piedi. I miei genitori mi hanno insegnato l’importanza del contesto. Sono perbene ma non perbenista, mi piace il confronto. Piuttosto che parlarsi addosso e strillare, la mia è una piccola riserva indiana di rispetto. Se non ascolti l’altro non si fa un passo avanti, gonfiamo il nostro ego senza andare da nessuna parte”. Corrado, Enzo Tortora, Mike Bongiorno, Pippo Baudo, come modelli, lo stile più che l’eccesso, in tv cerca l’armonia. Nemico del narcisismo (“Il mio non è un atteggiamento, è un approccio alla vita. È chiaro che se arrivi al pubblico sei felice. Mi è capitato, in passato, che gli ascolti non premiassero ma se pensi a fare del tuo meglio, non solo al punto di share in più, tutto si aggiusta. Poi se parliamo di atteggiamento low profile mi ci ritrovo”), ha imboccato la via dell’understatement – e della serenità – dopo lunga riflessione: “Ho avuto pure io l’ego ipertrofico. Nella terza o quarta edizione del Grande fratello mi atteggiavo, non ero autentico. Ho pensato: sono una persona nella vita e in tv, un’altra. Non va bene, è diabolico”.

L’ironia su un dettaglio estetico (“Ho un ciuffetto di capelli bianchi che mi dava fastidio e lo copro col colore”), a ottobre ha accettato di portare due speciali di Reazione a catena in prima serata. Lo ripete come un mantra (“Penso solo a fare bene il mio lavoro”), e – vera rarità – non vuole un posto al sole sempre e comunque. “Per la prima serata devi fare qualcosa che ti piaccia e che ti faccia sentire bene, se no, non è obbligatorio. Tradisci te stesso e tradiresti il pubblico”. E visto che di tradimenti ne sono stati perpetrati in questa stagione televisiva – con scarso gradimento degli spettatori – la Rai ha scelto il bravo ragazzo che ha il pubblico dalla sua parte.

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