“Ho bevuto un bicchiere di vino, forse uno e mezzo… era buio e ora Gaia non c’è più”. Betti Sonsirie racconta l’incidente sulla Laurentina

Dice di aver bevuto un bicchiere, forse uno e mezzo, di vino. E di aver perso il controllo della macchina per una distrazione. Neanche lei si spiega cosa sia accaduto sabato scorso. Ma una cosa la sa con certezza: «Dentro ho una pena che non svanirà mai. Questo è il demonio che mi porterò per sempre». A parlare è Betti Sonsirie, la donna che guidava l’auto a bordo della quale viaggiava Gaia Menga, 13 anni, morta dopo l’impatto avvenuto in via Laurentina.

La 33enne è indagata per omicidio stradale e lesioni. Secondo la procura aveva bevuto oltre i limiti consentiti. Lei però racconta la sua versione dei fatti: “Eravamo andate a cena fuori. Era stata una serata tranquilla. Ho bevuto un bicchiere di vino. Forse un bicchiere e mezzo. Poi ci siamo messe in macchina”. Ancora: “Pioveva molto forte, non ho visto la rotonda, ho avuto una distrazione e ho perso il controllo della Golf. Poi, l’irreparabile”, ha detto al Corriere della Sera.

Un incubo che si ripete: “Due anni fa in un incidente stradale, il mio sogno è andato in frantumi, perché l’uomo che stavo per sposare è morto. Era lui alla guida. Quella sofferenza l’ho rivissuta attimo dopo attimo sabato notte. Due vite spazzate via così”.

La pioggia, l’alcol, la velocità, la scarsa illuminazione. Sarà il pm Margherita Pinto a chiarire cosa sia accaduto in via Laurentina. Nel frattempo però la signora Sonsirie si prende le sue responsabilità: “Sono la responsabile della morte di Gaia, una bambina di 13 anni. Non potrò mai perdonarmelo…Sono disperata. Mi domando se verrò mai perdonata da Giada per quello che è successo. Ho avuto una distrazione, non so per quale motivo e non ho avuto più il controllo dell’auto…Non dormo più per quello che è successo. Sono stata male domenica. Non mi capacitavo dell’incidente. Ho rivissuto il calvario che ho patito con la morte del mio compagno. Ho immaginato cosa stesse provando la mia amica. E mi ha paralizzato la consapevolezza di essere io la colpevole di tanto dolore”, dice.

Inizialmente non si sapeva chi fosse alla guida della Golf. Poi l’indagata ha chiarito: “L’errore – dice – l’ho compiuto alla guida. Ma al contrario di quanto è stato detto, fin da subito mi sono assunta le mie responsabilità. Avrei potuto presentarmi dai vigili entro cinque giorni dall’incidente. Invece lunedì mattina, senza alcun avvocato, accompagnata da una persona cara, sono andata a raccontare, senza omettere alcunché. Perché ho aspettato 24 ore? Perché domenica ho vissuto l’inferno. Ero come in coma. Descrivere cosa provo per la scomparsa di Gaia è impossibile. Dentro ho una pena che non svanirà mai. Questo è il demonio che mi porterò per sempre. Insieme alla scomparsa del mio compagno”.

Leave a Comment